IMPEGNATEVI. Stéphane Hessel con Gilles Vanderpooten, Salani Editore, 2011, Milano
Nello scritto Indignatevi! Hessel si chiede dove siano i valori
tramandati dalla Resistenza, dove la voglia di giustizia e di
uguaglianza, dove la società del progresso per tutti?
A ricordarci le cose che non vanno sono gli eventi di una quotidianità
fatta di ingiustizie e di orrori come le guerre, le violenze, le stragi.
Hessel parte da qui, per indicare a tutti quali sono i motivi per cui
combattere e per cui tenere alta l’attenzione. L’indignazione è il
primo passo per un vero risveglio delle coscienze, e il grido di Hessel
ce lo ricorda con fermezza e convinzione.
Hessel nasce nel 1917 a Berlino, in una famiglia di intellettuali e
artisti e si trasferisce in Francia agli albori del nazismo. E’ fra i
primi ad entrare nella resistenza francese, viene arrestato dalla
Gestapo e deportato in campo di concentramento; riesce a fuggire, lo
riprendono, ma lui resiste e sopravvive fin alla liberazione. Dopo la
guerra intraprende la carriera diplomatica all’Onu ed è uno degli autori
della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948. Pioniere
della grande organizzazione internazionale, il suo senso civico lo
porta ad impegnarsi a favore dei diritti di ogni uomo, quindi dei
clandestini, dei senzatetto, senza terra, senza patria, e più
globalmente nella lotta contro le diseguaglianze. E’ contro il conflitto
israeliano-palestinese, e cerca inutilmente una soluzione, quindi si
applica allo sviluppo dei Paesi non allineati e dà il via alla nascita
delle prime Ong. E’ fra i primi a intuire che l’ecologia è la principale
sfida del XXI secolo.
Dopo “Indignatevi“, il saggio in cui l’autore sosteneva come
l’indignazione fosse il primo passo per un vero risveglio delle
coscienze, ci offre ora “Impegnatevi!” nel quale rivolge un messaggio
a tutti ma in particolare ai giovani proponendo il parallelismo tra la
situazione attuale e quella dei tempi della Resistenza contro il
Nazifascismo.
Anche oggi siamo di fronte a situazioni insopportabili contro le quali
dovremmo avere lo stesso tipo di reazione di allora! Stop alle
lamentele, alla delusione, alle disperazione fine a se stessa. Hessel ci
ricorda quanto fossero drammatiche le condizioni reali nel periodo del
nazismo, sul territorio occupato e nei campi di concentramento, eppure
si reagì, si superò quel momento. Se recuperiamo la capacità di
indignarci e sappiamo subito rendere operativa quella di impegnarci,
possiamo affrontare questa fase difficile con buone possibilità di
successo.
Per Hessel lo scandalo maggiore è quello economico: le diseguaglianze
sociali, la contrapposizione di estreme ricchezze ed estrema povertà
nel pianeta, ma anche più vicino a noi, l’acuirsi del divario tra i
troppo ricchi e i troppi poveri.
Non basta indignarsi per le ingiustizie nel mondo, fenomeni lontani e
quasi astratti, ma molto concretamente l’ingiustizia si presenta alla
nostra porta, adesso, subito.
Il termine “Resistere” deve avere un senso reale, e bisogna cercare di
capire come si possa e si debba concretamente agire per contrastare ciò
che giustamente indigna.
L’altra grande sfida è il degrado del pianeta. Anche qui e ancora di
più che contro l’ingiustizia si può agire, ci si può impegnare anche
individualmente.
Oggi è ormai chiaro che l’aumento del benessere non coincide con lo
sviluppo inteso come la crescita del Pil. Sviluppo sì ma sostenibile
significa non sfruttare le risorse in modo selvaggio e intensivo ma
usarle come farebbe un buon giardiniere: le energie devono essere
rinnovabilie perchè le risorse non lo sono .
Hessel sostiene che non necessariamente si debba produrre di meno, ma
che si debba farlo in modo diverso: bisogna ridurre la produzione di
quei prodotti che rischiano di mettere in pericolo l’equilibrio del
pianeta e aumentare invece quella dei beni che rispondono ai bisogni
reali.
Forme di economia sociale possono esistere e hanno una modernità
straordinaria, vanno studiate e adeguate e rese praticabili su larga
scala.
Dunque Hessel sostiene che si debba Resistere e Agire, ma dall’interno
di un sistema come se si fosse davvero dentro un movimento di
resistenza.
Il movimento degli “Indignados“, cui guarda, come quello dei “No Global”
dell’inizio secolo resistono ad un modello e fanno azioni di lotta e
sensibilizzazione, pur nel fallimento dell’alternativa a questo sistema.
Il punto non è forse che il modello sociale ed economico del secolo scorso è negativo e va completamente rivoluzionato?
Seguendo il ragionamento di Hessel, questo sistema politico-economico
rappresenta la decadenza stessa della società attuale, razzista,
violenta, repressiva esattamente com’era allora quando il Nazifascismo
muoveva i suoi primi passi: non ci sono i campi di concentramento, ma
c’è costantemente la guerra, seppure a bassa intensità, regionale, non
dichiarata, e si alimenta la barbarie dal punto di vista economico e
sociale.
La Resistenza è necessaria, ma non è sufficiente per cambiare.
O si apre un processo che possa davvero mutare le cose, un processo rivoluzionario quindi, che porti ad un nuovo progetto,
Il rischio è che anche gli “Indignados“, come i “No global“, restino
sintomi di un sistema malato, sirene d’allarme ma non elementi evolutivi
capaci di fondare un nuovo sistema.
Perché l’indignazione, da sola, non basta.
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