LA RIVOLTA DEL LAVORO
di Gianni Favaro
Questa settimana sarà cruciale per definire strategie e tenuta del Governo da un lato e di sindacati e categorie del lavoro autonomo dall’altro. Le proteste contro le fasi 1 e 2 di Monti si stanno moltiplicando di intensità e in forme inusuali: dai blocchi stradali, alle occupazioni ai presìdi.
Oggi comincia davvero il tavolo con le parti sociali sulla riforma del lavoro, tavolo che ha una prospettiva di una intera settimana, ma se mai dovesse fallire, vedrebbe aggiungersi le manifestazioni dei sindacati dei lavoratori dipendenti, alle proteste un po’ estemporanee e venate da qualche sospetto di corporativismo delle varie categorie di lavoratori autonomi.
Il calendario degli scioperi parte dai Taxi che sono a ruote bloccate da un po’ al pari dei i Tir, ma che non hanno una condotta univoca. Sicuramente saranno più compatti a febbraio farmacisti e avvocati, e infine i benzinai devono ancora decidere quando e di quanto sarà la serrata.
Il governo dei professori, dopo essere riuscito a ricompattare CGIL, CISL e UIL, divisi dall’accordo Fiat, potrebbe paradossalmente raggiungere l’obbiettivo di compattare tutte le categorie del lavoro, dipendente e autonomo, artigiano e di piccole e medie imprese, in uno sciopero davvero generale.
I tassisti che con la loro “caciara” romana hanno ottenuto per primi i colloqui col governo, hanno trovato mediazioni accettate soltanto dai sindacalisti ma respinte dalla base.
Qualche piccolo aggiustamento ma nulla di più potrà esserci anche per il tavolo sul lavoro, dove l’agnello che verrà sacrificato al totem della competitività delle imprese italiane e agli speculatori finanziari sarà l’art. 18 cioè il diritto del lavoratore di non essere licenziato senza giusta causa.
Certo nelle buone intenzioni del governo Monti c’è poi anche il recupero del potere d’acquisto delle famiglie italiane attraverso le liberalizzazioni grazie alla maggior concorrenza, e quindi al calo dei prezzi, quindi ci sono le aperture ai giovani che oggi sono in larga parte esclusi dal mercato del lavoro. Meno giovani con i contratti precari che verranno sicuramente ridotti, ma per tutti, giovani e meno giovani, contratti di assunzione a tempo indeterminato però con garanzie molto più ridotte rispetto alle attuali.
Quello che colpisce di più però in questi giorni difficili di blocchi e scioperi è l’assenza della politica.
L’opposizione non esiste, cioè i partiti di opposizione a Monti ci sono, ma stanno asserragliati nei loro fortini, in particolare la Lega che è meglio che non si faccia vedere da chi protesta, anche e soprattutto all’interno della propria base. Sarà difficile far dimenticare agli italiani tutti e ai cosidetti “padani” le responsabilità di chi è stato al governo con Berlusconi, senza mai una critica o un moto di indipendenza.
Idv, o meglio Di Pietro in prima persona, cerca di farsi sentire, di avanzare controproposte concrete, ma rimane isolato e inascoltato, estraneo ai movimenti di protesta.
Il resto del fronte politico che sostiene controvoglia il governo ha il ruolo dell’attendente.
Il Pdl si vanta d’essere ancora maggioranza, prova a cavalcare la protesta, ma è in pieno bluff e spera soltanto che nessuno vada mai a vedere le sue carte fasulle. Perché ? Perchè non saprebbe come fare a staccare davvero la spina al governo, pena la sparizione definitiva.
Il Centro si nasconde dietro a Monti e aspetta.
Rimane il Pd, già ma dov’è?
Nelle piazze? No, lì non c’è.
Con i sindacati? No, nemmeno, troppo impegnativo.
Le proteste, i movimenti in democrazia trovano nella politica e nei partiti un punto di mediazione e di sintesi con lo Stato, sennò al “popolo”, o a chi lo usa e lo indirizza, non rimane che la sommossa.
In fondo Monti come il “popolo“ fanno quel che possono in attesa che torni la Politica.
di Gianni Favaro
Questa settimana sarà cruciale per definire strategie e tenuta del Governo da un lato e di sindacati e categorie del lavoro autonomo dall’altro. Le proteste contro le fasi 1 e 2 di Monti si stanno moltiplicando di intensità e in forme inusuali: dai blocchi stradali, alle occupazioni ai presìdi.
Oggi comincia davvero il tavolo con le parti sociali sulla riforma del lavoro, tavolo che ha una prospettiva di una intera settimana, ma se mai dovesse fallire, vedrebbe aggiungersi le manifestazioni dei sindacati dei lavoratori dipendenti, alle proteste un po’ estemporanee e venate da qualche sospetto di corporativismo delle varie categorie di lavoratori autonomi.
Il calendario degli scioperi parte dai Taxi che sono a ruote bloccate da un po’ al pari dei i Tir, ma che non hanno una condotta univoca. Sicuramente saranno più compatti a febbraio farmacisti e avvocati, e infine i benzinai devono ancora decidere quando e di quanto sarà la serrata.
Il governo dei professori, dopo essere riuscito a ricompattare CGIL, CISL e UIL, divisi dall’accordo Fiat, potrebbe paradossalmente raggiungere l’obbiettivo di compattare tutte le categorie del lavoro, dipendente e autonomo, artigiano e di piccole e medie imprese, in uno sciopero davvero generale.
I tassisti che con la loro “caciara” romana hanno ottenuto per primi i colloqui col governo, hanno trovato mediazioni accettate soltanto dai sindacalisti ma respinte dalla base.
Qualche piccolo aggiustamento ma nulla di più potrà esserci anche per il tavolo sul lavoro, dove l’agnello che verrà sacrificato al totem della competitività delle imprese italiane e agli speculatori finanziari sarà l’art. 18 cioè il diritto del lavoratore di non essere licenziato senza giusta causa.
Certo nelle buone intenzioni del governo Monti c’è poi anche il recupero del potere d’acquisto delle famiglie italiane attraverso le liberalizzazioni grazie alla maggior concorrenza, e quindi al calo dei prezzi, quindi ci sono le aperture ai giovani che oggi sono in larga parte esclusi dal mercato del lavoro. Meno giovani con i contratti precari che verranno sicuramente ridotti, ma per tutti, giovani e meno giovani, contratti di assunzione a tempo indeterminato però con garanzie molto più ridotte rispetto alle attuali.
Quello che colpisce di più però in questi giorni difficili di blocchi e scioperi è l’assenza della politica.
L’opposizione non esiste, cioè i partiti di opposizione a Monti ci sono, ma stanno asserragliati nei loro fortini, in particolare la Lega che è meglio che non si faccia vedere da chi protesta, anche e soprattutto all’interno della propria base. Sarà difficile far dimenticare agli italiani tutti e ai cosidetti “padani” le responsabilità di chi è stato al governo con Berlusconi, senza mai una critica o un moto di indipendenza.
Idv, o meglio Di Pietro in prima persona, cerca di farsi sentire, di avanzare controproposte concrete, ma rimane isolato e inascoltato, estraneo ai movimenti di protesta.
Il resto del fronte politico che sostiene controvoglia il governo ha il ruolo dell’attendente.
Il Pdl si vanta d’essere ancora maggioranza, prova a cavalcare la protesta, ma è in pieno bluff e spera soltanto che nessuno vada mai a vedere le sue carte fasulle. Perché ? Perchè non saprebbe come fare a staccare davvero la spina al governo, pena la sparizione definitiva.
Il Centro si nasconde dietro a Monti e aspetta.
Rimane il Pd, già ma dov’è?
Nelle piazze? No, lì non c’è.
Con i sindacati? No, nemmeno, troppo impegnativo.
Le proteste, i movimenti in democrazia trovano nella politica e nei partiti un punto di mediazione e di sintesi con lo Stato, sennò al “popolo”, o a chi lo usa e lo indirizza, non rimane che la sommossa.
In fondo Monti come il “popolo“ fanno quel che possono in attesa che torni la Politica.
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